NEOPLASIA DEL COLON-RETTO
IMAGING INTEGRATO
FOLLOW-UP
Alessandro Del Maschio, Alessandro Zanello
Cattedra e Servizio di Radiologia - Istituto Scientifico H San Raffaele,
Universita' Vita-Salute - Milano
Il carcinoma del colon-retto operato ha una frequenza di recidive locali variabile dal 5 % (nei tumori T1-N0) al 50% e oltre (nei casi T3/4-N+).
Le recidive locali rappresentano circa il 50% complessivo delle recidive del tumore del retto
La frequenza della recidiva locale dipende sia dall'infiltrazione parietale sia dalla presenza di adenopatie al momento dell'intervento.
La diagnosi precoce delle recidive locali consente di mettere in atto terapie adeguate ( chirurgia o radio/chemioterapia) con allungamento della sopravvivenza dei pazienti.
Il follow-up dei pazienti operati di carcinoma del retto deve, quindi, essere accurato e mirato in funzione dello stadio della malattia e del tipo di intervento chirurgico effettuato.
I pazienti operati con conservazione dello sfintere (resezione anteriore bassa o anastomosi colo-anale)
devono essere valutati alla ricerca sia di recidive endoluminali (con l'uso di colonscopia, ecografia transrettale o ecoendoscopia) sia alla ricerca di recidive extra parietali utilizzando le tecniche di immagine a disposizione (TC, RM, PET, TC-PET).
I pazienti operati di amputazione del retto secondo Miles (ormai una minoranza dato il miglioramento delle tecniche chirurgiche) non si avvantaggiano di studi endocavitari.
Per solito, la presenza di una massa pelvica è l'elemento di richiamo per la diagnosi di ripresa di malattia.
La TC con m.d.c. è una metodica affidabile per la valutazione non invasiva dei pazienti operati di carcinoma del retto. La semeiotica si basa fondamentalmente sull'evidenza di una massa pelvica dotata di contrast-enhancement ancor più sospetta se con aspetti infiltrativi nei confronti degli organi adiacenti. Altri segni quali linfonodi aumentati di dimensioni e ispessimento delle pareti del colon in sede perianastomotica sono da ritenersi aspecifici.
Anche la presenza di massa pelvica non è, comunque, segno certo di recidiva essendo possibile la presenza di fibrosi e/o tessuto di granulazione con morfologia indistinguibile dalla recidiva. L'accuratezza della TC nella valutazione delle recidive varia dal 69 al 95%. Gli errori più comuni sono legati sia a falsi positivi ( alterazioni infiammatorie post chirurgiche ) sia a falsi negativi (impossibilità di identificare piccoli foci di malattia, specie se il nodulo/la massa sono prevalentemente fibrotici).
La RM complessivamente ha un'accuratezza simile o lievemente superiore alla TC nella individuazione della recidiva. La sua accuratezza è superiore nella stadiazione della recidiva, potendo, grazie all'elevata risoluzione di contrasto e alla multiplanarietà, meglio identificare l' eventuale interessamento delle pareti ossee, muscolari e degli organi pelvici ed è, quindi, proponibile quando si prevede la possibilità di un intervento chirurgico.
La RM condivide con la TC i problemi legati sia ai falsi positivi sia ai falsi negativi.
I protocolli di follow-up comunemente suggeriti prevedono di eseguire a 3-4 mesi dall'intervento un esame TC o RM di base, seguito da controlli semestrali per i primi 2-3 anni (quando il rischio di recidiva è più elevato) e successivamente controlli annuali.
Recentemente la PET si è imposta come indagine ad elevata accuratezza nella patologia oncologica. Gli studi specifici riguardanti la recidiva pelvica dimostrano accuratezza pari o superiore al 90-95% recuperando, sia pure non completamente, parte dei falsi positivi e negativi di TC e RM.
La recente diffusione della TC-PET dovrebbe contribuire ad affinare ulteriormente questi risultati. I dati attualmente a disposizione sono, tuttavia, al momento pochi. PET e TC-PET si affiancano, quindi, a TC e RM nello studio dei pazienti operati di carcinoma del retto, essendo anche, come la TC, e diversamente dalla RM indagini diagnostiche "total-body".